Alberi e clima: cosa può fare l’agronomo a Milano?
Cosa possono davvero fare gli alberi contro il cambiamento climatico? E quale il ruolo del dottore agronomo a Milano?
Il cambiamento climatico non è un’opinione. Si misura ed è in atto. Lo ha ricordato recentemente anche Giampiero Maracchi, climatologo dell’Università degli Studi di Firenze e fondatore dell’Istituto di biometeorologia del Cnr.
A Parigi (Cop 21) si discute in questi giorni per raggiungere un accordo volto a contrastare gli effetti negativi delle attività umane sull’ambiente. Accordi tra i “Grandi” della terra. Ma cosa si può fare nel piccolo dei nostri giardini e delle nostre città? Ha davvero senso mettere a dimora alberi per aiutare il clima o è solo un’illusione?
L’albero assorbe anidride carbonica (CO2)
L’albero costruisce da sé le molecole di cui è composto: tessuti di sostegno, sostanze di riserva, organelli intracellullari, ecc. Tutto deriva dall’assunzione di acqua e sostanze nutritive dal terreno, nonché di energia dal sole e di anidride carbonica (CO2) dall’atmosfera. La CO2 viene trasformata in sostanze di riserva e tessuti necessari allo sviluppo della pianta in un processo, la fotosintesi clorofilliana, che porta alla liberazione di ossigeno nell’atmosfera. Quindi l’albero sottrae in modo naturale, gratuito ed efficiente una quantità importante di anidride carbonica, molta della quale è emessa nell’atmosfera a causa del consumo di combustibili fossili (come il petrolio) da parte dell’uomo. Un albero può essere così visto come una sorta di deposito di carbonio, sottratto all’atmosfera e conservato biologicamente per numerosi decenni. Certo l’anidride carbonica non è il gas serra più pericoloso ma una sua riduzione può certo contribuire a migliorare il clima del nostro pianeta.
Quanta anidride carbonica (CO2) assorbe un albero?
A livello teorico tutto torna. Ma a livello pratico? Gli alberi sono un mezzo efficiente ed efficace per assorbire quantità importanti di anidride carbonica?
Uno studio molto interessante ha recentemente messo il luce come l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera abbia portato a una maggiore efficienza delle piante nell’assorbire la CO2: in un certo senso, grazie a meccanismi tipici della fisiologia della maggior parte delle piante, gli alberi si sono adattati per incamerare ancora più carbonio (il 35% in più rispetto a un secolo fa), riducendo gli effetti del cambiamento climatico dovuto all’uso massiccio di combustibili fossili. Lo stesso studio ricorda che la vegetazione terrestre riesce ad assorbire un terzo delle emissioni umane in atmosfera.
Ovviamente, dal momento che nel mondo esistono migliaia di specie arboree differenti, non è possibile fornire un valore esatto circa l’anidride carbonica sequestrata da un albero. Tuttavia, un valore medio attendibile, è di circa 25 kg all’anno pari a circa 1 tonnellata di CO2 nell’arco di 40 anni di accrescimento, una durata plausibile con buona parte delle specie. È interessante notare che mentre sottrae anidride carbonica, un albero produce anche ossigeno sufficiente per due persone.
Alberi e ozono
I benefici degli alberi sul clima non si fermano certo qui. Ne voglio citare un altro, messo in evidenza da uno studio condotto in Texas: è stato dimostrato che la realizzazione di foreste periurbane permette l’assorbimento di notevoli quantità di ozono e di biossido d’azoto (circa 58 tonnellate del primo e 310 tonnellate del secondo) nell’arco di 30 anni. Un quantitativo importante.
Non è certo auspicabile sottrarre terreno prezioso all’agricoltura, tuttavia è facile immaginare quale potrebbero essere gli effetti positivi derivanti da un’ampia forestazione urbana! Pensiamo a quante aree dismesse esistono, a quanti filari alberati si potrebbero realizzare. Il tutto con enormi benefici anche per quanto riguarda microclima urbano, risparmio energetico e riduzione dell’usura del manto stradale.
Quale il ruolo dell’agronomo a Milano?
Gli alberi sono quindi grandi alleati contro i cambiamenti climatici, sia in un’ottica micro sia in un’ottica di livello planetario.
Metterli a dimora e dimenticarsene, tuttavia, non è la strada ideale.
L’ambiente urbano, per un albero, è un ambiente inospitale: il terreno è spesso di cattiva qualità, il suolo è compattato, l’irrigazione spesso assente o inadeguata, la radiazione luminosa non ottimale.
Per questo la gestione del verde urbano deve essere svolta con professionalità. La scelta delle specie, lo studio delle migliori tecniche di messa a dimora, la programmazione di una buona manutenzione ordinaria e straordinaria sono decisioni delicate e fondamentali per il successo. L’improvvisazione può portare a scelte sbagliate con conseguenze non solo sul lato ornamentale, paesaggistico ed economico ma anche ecosistemici. In altri termini, una gestione scorretta può vanificare i benefici climatici degli alberi.
Per ulteriori informazioni potete contattarmi al 333 4603805 o via email all’indirizzo studio@lucamasotto.it. Sono a completa disposizione per eventi di divulgazione ambientale.
Riferimenti bibliografici
Gli studi citati nel post sono reperibili in formato integrale ai seguenti link:
- Detecting long-term metabolic shifts using isotopomers: CO2-driven suppression of photorespiration in C3 plants over the 20th century (Ina Ehlersa, Angela Augustia, Tatiana R. Betsona, Mats B. Nilssonb, John D. Marshallb and Jürgen Schleuchera)
- Assorbimento di anidride carbonica e produzione di ossigeno medie
- Reforestation as a novel abatement and compliance measure for ground-level ozone (Timm Kroegera, Francisco J. Escobedob, José L. Hernandezc, Sebastián Varelab, Sonia Delphinb, Jonathan R. B. Fishera and Janice Waldrond)